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L'edilizia è terra di nessuno, i controlli sono insufficienti, ma soprattutto la cultura imperante è quella del fai da te, dello sconto, della concorrenza sleale, dell'improvvisazione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti sia per quel che riguarda la sicurezza che per quello che riguarda la qualità del prodotto edilizio. L'applicazione di tecnologie e prodotti innovativi è scarsissima, la coscienza ambientale ed ecologica quasi nulla, il rispetto della vita umana inesistente.Il fatalismo dilagante. Inoltre, il ricorrere troppo spesso a lavori seguiti al più basso costo possibile, e quindi spesso non in sicurezza e di scarsa qualità, ben lungi dal produrre un risparmio, produce il lievitare dei costi per la necessità successive riparazioni o di grosse spese di gestione, soprattutto energetiche.
Troppo spesso il silenzio è anche dei tecnici, architetti, ingeneri e geometri, che assorbiti dal problema sempre incombente di trovare lavoro in una giungla quale quella dell'edilizia, glissano su molti aspetti inquietanti della gestione dei lavori, pubblici e privati. Cambiare radicalmente la cultura diventa necessario, intensificando i controlli e le denunce, ma anche promuovendo azioni positive presso i cittadini, le imprese e i tecnici, e creando o rafforzando i gruppi che si occupano del problema.
I tecnici liberi professionisti restiamo troppo spesso fuori però dalle azioni di lotta e di denuncia, sia per consuetudine, sia perché non abbiamo appartenenze sindacali, abbiamo solo l'appartenenza agli ordini professionali i cui scopi riguardano solo la tutela della professione e non dei suoi risvolti sociali. Questa lacuna probabilmente andrebbe colmata in modo da far muovere il comparto dell'edilizia all'unisono nelle denuncie contro lo sfruttamento e l'asservimento da parte del potere economico e di quello politico.
Giuseppa Cavolo
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©Grafica web michele Di lucchio |
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