Mobilitazione dei lavoratori del Restauro

“Chiediamo la modifica del Decreto che definisce i profili dei restauratori”

La protesta inizierà a Roma il 7 maggio, e continuerà per tutto il mese nelle piazze delle altre città.

 

Protestano i restauratori della Capitale con un’ iniziativa pubblica per sensibilizzare la cittadinanza e sottoscrivere le cartoline che verranno inviate al ministero dei Beni Culturali. Insieme ai colleghi di tutta Italia hanno indetto una mobilitazione contro il decreto, che ridefinisce i profili dei restauratori e degli altri operatori che svolgono attività complementari al restauro, attraverso una definizione delle competenze talmente generica da snaturare l’inquadramento professionale del Contratto Nazionale degli Edili.

A Roma e nel Lazio lavorano circa 10.000 restauratori dei 30.000 presenti in tutt’Italia, l’80 per cento donne. La maggior parte è costituito da giovani: l’età media è di 32 anni.

L’ iniziativa unitaria, promossa dai sindacati degli edili, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, partirà da Roma il 7 maggio a Piazza Farnese e proseguirà nelle principali città d’arte del nostro Paese:  Bologna, Catania, Firenze, Napoli, Perugia e Foggia, città nelle quali per tutto il mese di maggio le organizzazioni territoriali unitarie di categoria organizzeranno appositi presidi nei punti di maggior incontro con l’opinione pubblica.

 

Calendario iniziative restauro:

 

  • 7            maggio      Roma
  • 6/7         maggio      Napoli 
  • 7            maggio      Foggia
  • 13/14     maggio      Pompei
  • 14          maggio      Firenze
  • 21          maggio      Avellino
  • 21          maggio      Catania
  • 25          maggio      Benevento
  • 28/29     maggio      Caserta
  • 28          maggio      Noto
  • 28          maggio      Perugia

 

 

 

 

 

 

 

APPELLO AI RESTAURATORI ROMANI E AI CITTADINI

 

 

1.              Il Ministero per i Beni e le Attività  Culturali dichiara di voler potenziare l’offerta culturale e turistica senza preoccuparsi dei tagli alle risorse economiche (solo lo 0,17% delle finanze nazionali per tutelare e valorizzare il nostro patrimonio culturale), con ricadute inevitabili sul fronte occupazionale per i circa 30.000 operatori del settore.

 

 

2.              La formazione sul Restauro resta appannaggio degli Istituti Centrali (I.C.R. e Opificio delle Pietre Dure) che diplomano meno di quaranta restauratori ogni anno.

    E’ necessario, per il nostro Paese, ampliare la formazione    pubblica.

 

 

3.              La legislazione sul Restauro, riguardante la formazione e la certificazione degli operatori del restauro e la qualificazione delle imprese, è sempre molto imprecisa e permette lo sfruttamento di alte professionalità a costi molto bassi.

 

 

      Chiediamo tutti al Ministro un chiarimento su questi aspetti e sul legame e sul peso che l’esperienza lavorativa deve avere nel percorso formativo riconosciuto ai restauratori !

 

 

 

Comunicato stampa della Provincia di Roma

su Mobilitazioni restauratori di Roma e Provincia

 

 

 

LAVORO: RINALDI E VITA, "TUTELARE PROFESSIONALITA' DEI RESTAURATORI DI ROMA E PROVINCIA"

 

"Condivido e sostengo le ragioni che hanno portato i sindacati del settore Restauro a indire mobilitazioni in tutta Italia sulle problematiche dei lavoratori del comparto, di cui quella odierna rappresenta una tappa di tutto rilievo, per il significato e la dimensione che il patrimonio artistico e dei Beni Culturali ha in un territorio come quello di Roma e della sua provincia".
E' questo il commento della vicepresidente della Provincia di Roma e assessore alla Formazione Professionale, Rosa Rinaldi sulla iniziativa "Non tutti sanno cosa c'è sotto..." , organizzata questa mattina, a Piazza Farnese a Roma, dalle segreterie di Fillea- Cgil, Filca- Cisl , Feneal – Uil  di Roma e del Lazio per manifestare contro il Ministero per i Beni e le Attività Culturali  ed avere un chiarimento sul percorso formativo riconosciuto ai restauratori.
"L’Amministrazione Gasbarra - spiega la Rinaldi -  fa dei beni culturali uno dei punti centrali della sua politica nel territorio e in qualità di vicepresidente e assessore alla Formazione Professionale,  ho individuato il comparto Restauro  tra le cinque priorità  della progettazione e programmazione dell’offerta formativa del polo pubblico provinciale per la formazione".
"La rovinosa politica di tagli delle risorse economiche, voluta dall’attuale governo - dichiara l'assessore provinciale alle Politiche Culturali, Vincenzo Vita - ha provocato pesanti conseguenze sull’occupazione di circa 30mila lavoratori del settore. Una crisi occupazionale aggravata dalla mancanza di una legislazione chiara in materia, specialmente sul fronte della formazione. Vengono così penalizzati gli autentici artefici della tutela e del recupero del nostro patrimonio artistico, un bene fondamentale e unico dell’Italia, oltre che una voce decisiva per le attività produttive del nostro paese".
"La Provincia di Roma - conclude Vita -  che ha dirette competenze istituzionali e una lunga tradizione di interventi nel campo del restauro vuole essere vicina alla mobilitazione dei restauratori e tutelare le altissime professionalità presenti sul nostro territorio che da anni fanno scuola nel mondo".


 

 

 

NAPOLI

MANDA ANCHE TU UNA CARTOLINA AL MINISTERO DEI BENI CULTURALI

Per

“ FERMARE IL DECRETO MINISTERIALE

SUI PROFILI DEI RESTAURATORI”

tUTELARE LE PROFESSIONALITA’ NEL SETTORE DEL RESTAURO

 

  • DEFINIRE LA QUALIFICA DI “Collaboratore Restau-ratore di Beni Culturali” come già stabilito dal Contratto Collettivo Nazionale

  • CONTRO IL TAGLIO DEI FONDI per I BENI CULTURALI deciso dal governo e per l’avvio dei cantieri previsti dal programma regionale

  • PER IL RICONOSCIMENTO DELLE PROFESSIONALITA’ CHE HANNO REALMENTE OPERATO NEL SETTORE

  • PER UNA FORMAZIONE CHE AIUTI LA VALORIZZAZIONE DEL LAVORO E LA PROFESSIONALITA’ DEI RESTAURATORI

  

VENERDI 6 MAGGIO

Dalle ore 17.00 alle 20.00

 

 

SABATO 7 MAGGIO

Dalle ore 10.00 alle 13.00

PRESIDIO IN

Piazza San Domenico Maggiore

 

PRESIDIO IN

Piazza del Gesù

 

 

NAPOLI

 

A TUTTE LE LAVORATRICI E I LAVORATORI ADDETTI AL RESTAURO ARTISTICO

 

 

La Fillea Cgil di Napoli, nell’ambito delle iniziative messe in campo in tante citta’ d’arte, per la salvaguardia e la valorizzazione dell’importante e strategica risorsa del patrimonio artistico-culturale ed ambientale del Paese e per la tutela di quanti operano nel settore,

 

INFORMA CHE E’ ATTIVO

 

 

 “ LO SPORTELLO FILLEA-RESTAURO DI NAPOLI ”

 

 

PRESSO LA SEDE DELLA CGIL IN VIA TORINO, 16-5°PIANO

IL MARTEDI’ E IL GIOVEDI’ DALLE ORE 15.30 ALLE ORE 19.00

 

Tel. 0813456286-503-509 Fax: 0815539665 E-Mail: napoli@filleacgil.it

 

 

La Fillea Cgil di Napoli intende dare continuità alla battaglia in corso per dare rappresentanza e tutela a tante ragazze e ragazzi che hanno svolto e stanno svolgendo diversi percorsi fatti di formazione, studio ed esperienze di lavoro pluriennali sul campo, molto spesso a nero o “flessibili”, senza riconoscimento da parte delle Soprintendenze, esposti ai rischi d’infortuni e di malattie professionali.

Giovani che rischiano di essere abbandonati nel vasto mondo del sommerso spinti da un iniquo e dannoso <decreto ministeriale> che dequalifica le professionalità presenti nel settore, contro il quale si stanno raccogliendo in tutta Italia, a partire da Napoli, migliaia e migliaia di cartoline di lavoratori del settore e di semplici cittadini, per dire no ai tagli degli investimenti operati dal Governo Berlusconi, a dispetto delle grandi potenzialità produttive ed occupazionali del settore. Intendiamo, inoltre, richiamare l’attenzione della Regione sugli impegni sanciti nel Protocollo del dicembre 2002, sul versante della formazione, dell’Istituzione della Scuola Pubblica Regionale del Restauro, per togliere il monopolio lobbystico all’Istituto Centrale (I.C.R.) e scoraggiare interessi privati sul settore, per l’attivazione dei cantieri e delle opere previste dal Programma Regionale su cui chiediamo di avviare la contrattazione d’anticipo con le Soprintendenze per la buona occupazione, i diritti e la sicurezza.

 

 

                                                                                                    La Fillea Cgil di Napoli

 

 

FOGGIA

 

“Restauro, il lavoro possibile”

Conferenza stampa della Fillea Cgil con la proiezioni di foto realizzate

nelle vie del centro storico di Foggia

 

Venerdì 13 maggio, alle ore 11, presso l’Auditorium Santa Chiara, interverranno la responsabile nazionale dell’ufficio FILLEA Restauro, Livia Potolicchio; il segretario generale della FILLEA di Foggia, Michele Lunetta; la responsabile dell’ufficio FILLEA Restauro di Foggia, Maria Cirillo; Alessio Cristino e Vito De Filippis, studenti rispettivamente dell’Accademia di Belle Arti e del corso di Laurea in Beni Culturali, autori della ricerca.

 

Oltre 200 foto scattate nelle vie del centro storico di Foggia che testimoniano lo scempio prodotto da interventi non professionali su chiese, palazzi e monumenti: dall’uso di graffiati improvvisati e mattonelle fino a malte quarzifere, senza contare i danni prodotti dall’incuria e dall’abbandono o l’impatto di impianti Enel, Telecom e del gas realizzati senza alcuna programmazione. E’ quanto presenterà venerdì 13 maggio, alle ore 11, presso l’Auditorium Santa Chiara di Foggia, la FILLEA CGIL e l’ufficio FILLEA Restauro di Capitanata, alla presenza della responsabile nazionale Livia Potolicchio. Il lavoro di ricerca storico-fotografica è stato realizzato da Alessio Cristino, studente dell’Accademia di Belle Arti di Foggia, e Vito De Filippis, studente del corso di laurea in Beni Culturali, coordinati dalla responsabile provinciale dell’ufficio FILLEA Restauro, Maria Cirillo, che commenterà le immagini, che saranno proiettate durante la conferenza. Il cd con le oltre 200 foto scattate sarà distribuito ai giornalisti.

“Il settore del restauro –spiega Michele Lunetta, segretario generale della FILLEA CGIL di Foggia- oramai rappresenta il 40 per cento dell’importo complessivo degli interventi pubblici in edilizia. La FILLEA CGIL propone allora il suo contributo come soggetto di contrattazione affinché si avvii una riflessione sull’importanza di questo settore, cosciente della mancanza di coordinamento tra gli organi di tutela, gli enti e il mondo del lavoro e delle imprese. Assistiamo con inerzia al passaggio di finanziamenti comunitari mirati, senza sollecitare interventi di sponsor di istituti di credito e imprenditori, come normalmente accade in altri territori. Dobbiamo essere preparati: serve allora una riconversione delle aziende e delle professionalità, verifiche delle competenze, una mappatura del patrimonio da tutelare, la collaborazione con università e accademie. L’edilizia non è solo mattone, come si pensa a Foggia”.

L’ufficio FILLEA RESTAURO nasce infatti “quale risultante di una esperienza maturata in anni di attività sindacale sul campo, esperienza che testimonia, nonostante la natura altamente professionale dell’attività svolta, come anche nei “cantieri” del restauro si manifestino i medesimi fenomeni che affliggono più in generale il comparto dell’edilizia: lavoro irregolare o nero; salute e sicurezza negate, contratti inapplicati o elusi, formazione professionale negata o non riconosciuta. Fermo restando il ruolo specifico svolto dal sindacato – afferma Michele Lunetta– la nostra azione intende costituire un valore aggiunto per le imprese che operano nel settore e la garanzia di interventi qualificati sul patrimonio artistico e culturale esistente e a favore della vivibilità delle nostre città”.

La conferenza stampa di venerdì 13 maggio sarà anche occasione per presentare la campagna per la modifica del Decreto Urbani –lanciata unitariamente da CGIL, CISL e UIL- che definisce i profili dei restauratori: “Raccoglieremo firme e distribuiremo 30mila cartoline in tutt’Italia da spedire al ministro, che con un provvedimento inopportuno snatura l’inquadramento professionale e le competenze di chi opera nel settore del restauro”.

 

 

AVELLINO

CONVEGNO – DIBATTITO

 

SABATO 21 MAGGIO – ore 9,30

Sala CONVEGNI  - CARCERE BORBONICO

 

 

“Investimenti per la difesa del patrimonio artistico – monumentale

della provincia e della Regione e per il rilancio del settore”

e

Modifica del decreto ministeriale sui profili dei RESTAURATORI per la tutela delle professionalità e dei diritti contrattuali di operatori e collaboratori del RESTAURO

 

 

PRESIEDE     

Mario MELCHIONNA   -    Segretario provinciale FILCA-CISL

 

 

RELAZIONE INTRODUTTIVA   

Emilio CORREALE  -   Segretario Regionale FeNEAL-UIL

 

 

INTERVENTI

 

Prof. Luigi Mainolfi     -        Assessore Pubblica Istruzione – PROVINCIA Avellino   

 

Dott. Ivo Capone        -        Assessore LL.PP. – Comune di AVELLINO

 

Ing. Antonio Turtoro    -        Presidente C.F.S. – Centro Formazione e Sicurezza

 

PARTECIPA

Soprintendenza  ai Beni Architett. ed ambientali.

 

 

CONCLUSIONI DEL DIBATTITO

 

Mauro  Macchiesi        -        Segretario Nazionale FILLEA – CGIL

 

 

 

 

 

BENEVENTO

 

Mobilitazione restauratori. Il 25 maggio banchetto per raccolta firme

 

 

IL 25 maggio 2005, e per l'intera giornata, la Fillea di Benevento organizza un banchetto per la raccolte delle firme a sostegno dell'iniziativa di Fillea-Filca e Feneal Nazionali. Il banchetto sarà allestito nei pressi della Rocca dei Rettori, sede della Provincia di Benevento. Nell'occasione sarà simulato, con l'ausilio degli operatori del restauro, un cantiere di restauro. In questi giorni abbiamo contattato circa cento operatori del settore restauro oltre a lavoratori dei Beni Culturali. L'iniziativa sindacale sembra aver riscontrato positivo consenso tra gli addetti. La speranza è che per i lavoratori del settore possa esserci il giusto riconoscimento professionale. Molta fiducia è riposta sia nell'iniziativa in corso che nell'avviso pubblico emanato dalla Regione Campania.

 

 

E. Maio - Seg. Gen. FILLEA Benevento

 

Lina Boffa - Resp. Restauro FILLEA Benevento

 

 

CASERTA

 

Mobilitazione del settore  restauro al Palazzo Reale

 

 Il giorno 28 e 29  maggio si terrà un banchetto per la  raccolta delle 

firme nel cortile  del Palazzo reale di Caserta

 

 

 

La Fillea-Cgil  di Caserta organizza un banchetto per la raccolte delle firme a sostegno dell'iniziativa di Fillea-     Filca e    Feneal Nazionali. Il banchetto sarà allestito all’interno del cortile della REGGIA DI CASERTA  proprio tra due  cantieri aperti . All’ iniziativa parteciperanno  alcuni  operatori del restauro, e altri lavoratori dei Beni Culturali. L'iniziativa sindacale promossa sul territorio sembra aver riscontrato dei consensi positivi tra gli addetti ai lavori. Ci auguriamo che per i lavoratori del settore possa esserci il giusto riconoscimento professionale.

 

 

LA FILLEA-CGIL  INFORMA CHE PER QUALSIASI INFORMAZIONE INERENTE IL SETTORE RESTAURO   CI SI PUO’  RECARE  PRESSO LA SEDE DELLA FILLEA-CGIL IN VIA VERDI , 18  81100  CASERTA     1°PIANO DAL LUNEDI AL VENERDI DALLE 9:00 ALLE 13:00 E DALLE 16:00 ALLE 19:30.

TEL. 0823326573   FAX 0823354502

 

      

 

     Caserta 27 maggio 2005

 

     PER LA SEGRETERIA

       MARIO MARTUCCI

 

 

NOTO - SICILIA

Convegno della Fillea Cgil siciliana  su mobilitazione restauratori

Quanti e chi sono i restauratori, quali sono i loro problemi, quali difficoltà incontrano nel lavoro di recupero del patrimonio storico e culturale della nostra isola? Se ne parlerà sabato 28 maggio al teatro comunale di Noto, Siracusa, in un convegno della FilleaRestauro della Fillea regionale dal titolo “ Restauratori, uno, nessuno, centomila?”

Nel cuore della città barocca si parlerà di quelle figure professionalr che materialmente contribuiscono alla conservazione dei beni monumentali, non avendo spesso l’adeguato riconoscimento.

 

RESTAURO: FILLEA CGIL CHIEDE A REGIONE  E STATO INTERVENTI PER RILANCIARE ATTIVITA’ NEL SEGNO DELLA PROFESSIONALITA’

 

Giovane, nell’80% dei casi donna, precaria: e’ l’identikit della figura del restauratore nella nostra regione. Una schiera di 1.800 persone qualificate addette al recupero del patrimonio storico e monumentale , alle quali tuttavia l’attuale normativa non garantisce certezza di inquadramento e riconoscimento del titolo professionale. Lavoratori, che la Fillea Cgil chiama a raccolta domani in un convegno, che si terra’ simbolicamente a Noto (alle 9.30 nel teatro comunale), centro del barocco siciliano, e che vuole mettere in luce le potenzialita’ del settore che a livello nazionale sconta  penuria di risorse ma in Sicilia potrebbe trovare una chiave di volta in Agenda 2000. “Vogliamo stimolare la Regione - dice  Enzo Campo, segretario generale della Fillea Cgil siciliana - alla piena applicazione della legge 80 del ’77, sulla tutela, valorizzazione e uso sociali dei beni culturali e ambientali  nell’isola, che prevede anche la formazione e specializzazione degli addetti. Chiediamo, inoltre- aggiunge- un accordo regionale quadro per salvaguardare i beni culturali, attraverso l’impiego di personale specializzato. La misura dovrebbe contenere  anche norme contro il lavoro nero, e per la qualita’ delle imprese che operano nel settore”. Aggiunge Annalisa Mannino, responsabile regionale di Fillea Restauro: “Riteniamo che il settore possa essere volano di sviluppo. Agenda 2000 destina alle risorse culturali un miliardo e 81 milioni di euro e finora se ne sono spesi solo il 16,57%, pari a circa 179 milioni di euro. Ci sono anche fondi disponili nei comuni- prosegue- e noi chiediamo che tutti questi finanziamenti vengano utilizzati per dispiegare le potenzialita’ del settore”. C’e’ poi una partita che riguarda l’intervento dello stato ed e’ quella dell’inquadramento dei 30 mila restauratori che operano nel paese alle dipendenze di circa 400 imprese. La Fillea Cgil sostiene che la riforma del 2004 dell’ex ministro Giuliano Urbani, permettendo l’inquadramento dei soli restauratori conservatori, 600 in Italia, di fatto taglia fuori dal mercato 29.400 persone, declassandole al ruolo di meri esecutori. “Chiediamo gli inquadramenti subito- dice Mannino- per riconoscere  la professionalita’ degli addetti,  e sottolineamo che 600 restauratori conservatori sono forse quelli che servirebbero alla sola Sicilia. Il rischio – sottolinea-  e’ che , mentre gli esperti restano tagliati fuori, delicati compiti, cosa che gia’ avviene, vengano affidati dalle imprese a lavoratori senza preparazione specifica”. Questi temi saranno approfondito domani a Noto nel convegno del sindacato . Previsto l’intervento del segretario generale nazionale della Fillea Cgil, Franco Martini.

 

Palermo 27 maggio 2005

 

 

 

 

 

Relazione di Annalisa Mannino, Responsabile regionale di FilleaRestauro

 

RESTAURATORI: UNO, NESSUNO O CENTOMILA?

 

Quanti sono, ma soprattutto chi sono i restauratori? A circa cinquant’anni dalla nascita di questa figura professionale ancor oggi è difficile dare una risposta certa, per problemi che da cinquant’anni non trovano una soluzione.

Se in linea di massima si può affermare che i lavoratori addetti al recupero del patrimonio storico culturale sono in Italia 30.000, di cui circa 1.800 in Sicilia che operano alle dipendenze di 400 imprese di restauro, alla domanda di chi può essere definito restauratore nel nostro paese, per un duraturo vuoto normativo, non può esserci ancora una risposta certa ed univoca.

Ovviamente anche il numero degli addetti non può essere un dato certo, poiché mancando un contratto nazionale dei restauratori, queste figure vengono assorbite da svariate forme contrattuali: contratto nazionale per i lavoratori edili, contratto legno,….altre forme di assunzione più o meno visibili e flessibili (contatti a progetto, assunzioni a tempo determinato, ecc.) con una forte incidenza di lavoro nero.

Inoltre mancando una norma che dica chiaramente chi è dentro e chi è fuori, ciascuno, nessuno o tutti possono essere restauratori. Di recente ci ha provato a normare il tutto l’ex Ministro ai Beni Culturali Giuliano Urbani con il nuovo decreto del 2004 N°42 art.29 comma 7 che in materia stabilisce quali sono i profili di competenza dei restauratori e degli operatori che svolgono attività complementari al restauro o altre attività di conservazione dei beni culturali mobili e delle superfici decorate di beni architettonici.

Il D.M. in questione, che dovrebbe sostituire l’attuale normativa in vigore , individua quattro profili professionali: il restauratore conservatore di beni culturali, l’operatore qualificato sui beni culturali, l’operatore specializzato sui beni culturali, l’operatore addetto ad altre attività complementari ed integrative di conservazione dei beni culturali.

Il provvedimento, in fase di approvazione, di fatto cancella la precedente figura del collaboratore di restauro, che raggruppava e qualificava la stragrande maggioranza degli addetti del settore, e detta i criteri di riconoscimento solo per la figura del restauratore conservatore, rimandando ad un successivo decreto l’adozione dei criteri di inquadramento per le altre tre figure.

Per i restauratori questa non è certo una risposta ma l’ennesima incertezza. Sono proprio loro per primi a chiedersi chi sono: restauratori? collaboratori? professionisti qualificati? semplici operai?

Il Governo, sulla scorta del Decreto Urbani, riconosce così ufficialmente solo 600 figure inquadrabili nel profilo del restauratore conservatore, mentre per le altre circa 29.400 per ora garantisce solo il declassamento professionale da collaboratore ad operatore.

 Anni di studi, di formazione, di esperienze cantieristiche, di sacrifici, di rischi per la salute, vengono cancellati con un colpo di penna.

L’ingiustizia di questo decreto è proprio il non rendersi conto che parla di lavoro, di un lavoro relativamente giovane, come giovani sono le figure che lo costituiscono, per l’80% rappresentato da donne, intrapreso quasi sempre per passione e amore dell’arte, abbandonato il più delle volte perché precario, non in grado di dare continuità e sicurezza economica, e che peraltro non riconosce la professionalità acquisita.

La passione da sola non basta. Il riconoscimento degli studi intrapresi, delle qualificazioni ottenute, delle esperienze pratiche maturate in condizioni ambientali spesso pericolose, sanciscono un diritto per ciascun lavoratore.

Il Decreto Urbani eliminando la figura del collaboratore nega questo diritto sia alla persona del lavoratore sia alla qualità e professionalità della sua opera.

Il collaboratore di restauro fin ad oggi è stato all’interno del cantiere una figura professionale che ha svolto autonomamente tutte le fasi di intervento, con la sola esclusione della fase progettuale di competenza del restauratore conservatore.

Ha pertanto maturato una capacità gestionale e organizzativa oltre che pratica, sostituendosi a tutti gli effetti alle mansioni del restauratore titolato.

Mentre in qualsiasi altro ambiente lavorativo lo svolgere mansioni superiori viene “premiato” o a livello economico o con il riconoscimento di una qualifica professionale più alta, il Decreto Urbani per il settore dei beni culturali fa esattamente il contrario: anziché riconoscere loro quanto maturato fino ad oggi, li spoglia della loro maturata professionalità e li degrada a semplici operai meri esecutori, sminuendo il valore stesso dell’opera restaurata e in più generale del nostro patrimonio artistico.

Non riconoscendo lo studio intrapreso, la professionalità acquisita, le esperienze pratiche effettuate, si lascia la possibilità a chiunque di accostarsi al mondo del restauro col rischio che la passione per l’arte sia sostituita da una nuova semplice opportunità di lavoro con evidente danno per la salvaguardia del patrimonio culturale.

Come già avviene quotidianamente nei nostri cantieri di restauro, dove spesse volte ad eseguire i lavori troviamo operai edili che nonostante la loro maturata esperienza nulla o poco sanno di interventi di restauro.

Se vogliamo garantire un restauro di qualità, occorre la collaborazione delle sovrintendenze e dei direttori dei lavori che dovrebbero svolgere con maggiore attenzione il loro ruolo, accertando costantemente la buona esecuzione dei lavori e  verificando che le imprese adoperino professionalità adeguate.

L’irrazionalità del Decreto ministeriale è insita nello stesso riconoscimento delle sole 600 figure di restauratore conservatore operanti attualmente in Italia. E’ come dire che in Italia la quantità delle opere che vengono appaltate, viene stabilita in base alle sole figure professionali riconosciute e che i cantieri di restauro attualmente aperti sono solo 600.

Verosimile?  Non credo proprio! Forse 600 nella sola Sicilia secondo la più pessimistica delle stime.

Nemmeno agli occhi dei profani questi numeri possono essere credibili. Un autogol del Governo dato che la maggior parte, degli interventi di restauro vengono appaltati da enti pubblici, implicitamente ammette di non verificare assolutamente se chi opera all’interno dei cantieri di restauro abbia i requisiti necessari per l’esecuzione dei lavori: un restauratore per centomila cantieri? nessun restauratore per nessun cantiere? centomila operatori del restauro per 600 cantieri?

Del resto tagliare dal mercato il 95% delle professionalità che fino ad oggi hanno contribuito a salvaguardare il nostro patrimonio artistico, significherebbe una riduzione delle entrate per lo Stato, da parte di un settore produttivo, come questo, che costituisce una fonte di sviluppo e ricchezza per il nostro Paese, non indifferente.

E’ altrettanto inconcepibile come la politica dei governi centrali dell’ ultimo decennio, abbia sempre più ridotto gli investimenti destinati al settore dei beni culturali, in un paese che è un museo a cielo aperto e che detiene il primato del patrimonio culturale mondiale. Oggi il  ministero per i beni e le attività culturali investe per tutelare e valorizzare il nostro patrimonio solo lo 0.17 % delle finanze nazionali, frenando la crescita turistica, culturale e l’incremento occupazionale nel nostro paese.

A differenza del resto d’Italia, nella nostra regione ci sono ingenti risorse economiche disponibili, attraverso i fondi di agenda 2000.

Sull’asse delle risorse culturali, ci sono risorse per un miliardo e 81 milioni di euro, e se ne sono spesi solo il 16,57%, pari circa a 179 milioni di euro.

Ma queste non sono le uniche risorse finanziarie messe a disposizione della regione Sicilia. Facendo riferimento alla legge del 31 dicembre del 1991, n° 433  disposta a doc ai fini della ricostruzione dei comuni colpiti dagli eventi sismici  del 13 e del 16 dicembre del 1990 per le province di Siracusa, Catania e Ragusa.

Il ministero dell’ economia e delle finanze provvede nell’ anno 2005 al pagamento di un importo complessivo pari a 50.000.000,00 di ¤ a favore della nostra regione.

Ci troviamo di fronte ad una enorme risorsa finanziaria e a un immenso patrimonio artistico e culturale, con ben 1950 siti archeologici, 12300 edifici di interesse storico e architettonico, 48 mila beni storico artistici e più di 212 mila reperti in collezioni archeologiche i dati relativi sono forniti dalla fondazione Carige ( Associazione Casse di risparmio italiane e 45 Fondazioni di origine bancaria).

Con tali risorse sia di patrimonio culturale che  economico potremmo offrire lavoro ad una fetta cospicua di quei 30 mila addetti al restauro presenti a livello nazionale) con un concreto sviluppo per l’ intera Sicilia divenendo un vero e proprio volano occupazionale e culturale ;

invece ci troviamo di fronte: lentezza burocratica,

sporchi interessi politici che vedono nella nostra regione solo un enorme serbatoio elettorale.

Nella realtà ci rimane il più alto tasso di disoccupazione esistente in Italia e una deprimente  capacità di progettazione e spesa .

Con un certo imbarazzo poi devo constatare che Fondazioni bancarie del centro nord, come la fondazione cassa di risparmio di Genova e Imperia e la fondazione Casse di Risparmio delle Province Lombarde, investono 4 milioni di ¤ a favore della Sicilia mirando ad attività specifiche rivolte allo sviluppo turistico- culturale – mettendo in risalto  l’ incapacità dei nostri politici di usufruire di quell’immenso bacino finanziario insieme alla mancanza di forze creative, propositive e intraprendenti.

Se è vero che in Italia siamo in recessione, così come si discute in questi giorni, non lo è solo l’economia, il sistema impresa, la finanza pubblica. Ormai in recessione è la nostra stessa cultura, la nostra stessa storia…e forse in un paese in cui tutto e storia e cultura, la nostra recessione dipende proprio da questo.

Quindi la nostra iniziativa vuole stimolare il governo regionale, i governi locali, comuni e province, gli imprenditori, gli organi preposti alla tutela, ad utilizzare questa grande potenzialità per lo sviluppo della nostra regione.

Al governo regionale ed in particolare all’Assessore ai Beni Culturali, ON Pagano, chiediamo che venga data piena e completa applicazione, in Sicilia, dell’art. 20 della legge regionale n. 80 del 1977 (norma per la tutela, la valorizzazione e l’uso sociale dei beni culturali e ambientali nel territorio della regione siciliana) –  L’articolo 20 della legge 80, in sintesi dice che: l’Assessore può autorizzare corsi di formazione, qualificazione, specializzazione per il personale addetto o da utilizzare per i beni culturali, anche mediante convenzioni con l’università, Enti e Istituti specializzati, istituire borse di studio, ecc..

Chiediamo in sostanza un ruolo attivo del governo regionale in merito alla formazione: basta con i milioni di corsi di restauro che creano illusioni e aspettative in tanti giovani che vogliono inserirsi nel settore, a cui vengono rilasciati attestati che non hanno alcuna validità e che non fanno altro che complicare la situazione già esistente.

Di buoni corsi e di ottima formazione controllata, certificata e riconosciuta, se ne potrebbero avere solo sfruttando a pieno i Fondi Sociali Europei (FSE) che ogni anno la comunità mette a disposizione del nostro paese per la formazione professionale.

Ma l’ Italia, come prassi, è l’ unico paese in Europa che brucia milioni di ¤ destinati alla creazione di corsi FSE in quanto non è in grado di presentare progetti e idee, mentre nei pochi casi in cui ciò avviene spesso dietro vi è solo una speculazione politica ed economica che snatura la genuinità dei corsi stessi.

Iniziamo ad avviare una politica seria e concreta che oltre a realizzare seri progetti di formazione professionale captando le risorse comunitarie, abbia anche e soprattutto la capacità e la forza di ampliare la formazione pubblica creando degli istituti regionali, perché non più ammissibile che soltanto due scuole in Italia (ICR e OPD) abbiano il monopolio della formazione, tra l’altro  molto esigua con i suoi 40 restauratori l’ anno.

Non dimentichiamo comunque i 30.000 addetti già operanti nel settore, che costituiscono un patrimonio di professionalità notevole e come tale vanno aggiornate continuamente.

Un primo passo per cercare di superare alcune delle problematiche che ci trasciniamo da decenni, potrebbe essere quello di stipulare con il governo regionale un  accordo quadro, da far recepire successivamente, alle singole province

Il protocollo in analogia con quello firmato a Siracusa, con la Soprintendenza dovrebbe contenere norme che riguardano, la qualità delle imprese, lotta al lavoro nero, certificazione di regolarità contributiva e congruità occupazionale, ruolo attivo dei direttori dei lavori in merito al controllo delle maestranze che stanno nei cantieri e rispetto delle norme antinfortunistiche, in particolare per l’uso di sostanze chimiche a cui sono sottoposti gli addetti al restauro, istituzione di un albo presso ogni soprintendenza non solo di restauratori ma anche degli addetti al restauro, in modo che si possa certificare la professionalità di questi soggetti.

A questo punto posso solo sperare che iniziative come questa riescano a sensibilizzare chi di dovere, dando risultati concreti che cambino realmente la nostra condizione di lavoratori professionalmente non riconosciuti.

 

Noto 28 maggio 2005

 

Annalisa Mannino

 

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