
Formazione Sicurezza - Attenzione Regione
Campania
Un progetto di
intervento regionale per tutelare la formazione sulla sicurezza.
Il vicepresidente
della Regione Campania, Antonio Valiante, e l'assessore alla
Formazione, Adriana Buffardi, hanno presentato il protocollo d'intesa
con le organizzazione sindacali, i costruttori ed i Comitati
paritetici provinciali per avviare una specifica formazione per circa
2600 lavoratori edili nel campo della sicurezza sul luogo del lavoro.
Grazie a questo
accordo si vuole avviare una capillare attivita' di informazione ai
sensi della vigente normativa sulla prevenzione e la sicurezza del
lavoro rivolta agli addetti del settore delle costruzioni e
all'emanazione di un apposito avviso pubblico per un programma di
attivita' formative per circa 2600 addetti del settore edile.
A tal proposito la
Giunta Regionale della Campania ha approvato una delibera che
stanzia 800.000 euro per queste attivita' di formazione.
''E' un progetto di
intervento regionale - ha dichiarato il vicepresidente della giunta ed
assessore ai Lavori Pubblici, Valiante - che serve a tutelare tutte
quelle iniziative formative che riguardano la sicurezza negli ambienti
di lavoro.
L'attenzione della
Regione si coniuga con gli impegni assunti dal settore Lavori
Pubblici, gia' nel 2002, dove demmo impulso a queste attivita', anche
attraverso la presentazione di un apposito disegno di legge, al
momento all'esame del Consiglio, per il quale chiedero' l'approvazione
prima della fine della legislatura''.
E’ stato inoltre
sottolineato che i progetti saranno presentati dalle aziende e che i
destinatari saranno tutti i lavoratori sia in servizio che in cassa
integrazione.
Un’ intervento
formativo che non pensa di risolvere il problema della sicurezza, ma
può dare un contributo per educare i lavoratori alla consapevolezza
del loro lavoro.
Napoli 11 ottobre 2004
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La Fillea Cgil di
Napoli “ Dopo la commozione occorre non dimenticare”
In questi giorni
abbiamo pianto commossamene i nostri morti e di tutti coloro che amano
il valore della vita e del lavoro, non uno qualsiasi, occorre insistere
su questo punto, ma il lavoro vero, fatto di regole, di diritti e di
futuro.
Abbiamo giustamente,
legittimamente, ma anche responsabilmente sottolineato ed evidenziato
cause e responsabilità.
Un contesto di forte
disoccupazione e precarietà, fatta di tanta flessibilità, che costringe
tanti giovani, a competere tra loro per “rimanere al lavoro” e per
prevalere si fa a gara a correre di più, a rinunciare alle attrezzature
(cinture, occhiali e tanti altri dispositivi di sicurezza) che oltre a
costare ingombrano nei movimenti e rallentano i tempi, si deve far
vedere d’essere più bravi sui ponteggi o con le macchine o nei
laboratori e botteghe del restauro, più veloci per aggraziarsi le
benevolenze del “padrone”. (leggi ricatto)
E questo avviene nei
cantieri e luoghi, o “non luoghi” di lavoro abusivi e sommersi, ma anche
sui cantieri “regolari” e nelle fabbriche dove le condizioni di lavoro e
di vita sono peggiorate e questo è un dato verificabile, non teorico.
Un settore, quello
delle costruzioni, ma non è il solo, dove il nero, l’irregolare e
l’illegalità, rischiano di prevalere sull’insieme del comparto,
oscurando e vanificando sforzi ed impegni oggi in campo, aggiungo, senza
intenzioni di minimizzare, non senza contraddizioni, da parte delle
Associazioni Imprenditoriali, rivolti al risanamento e alla regolarità,
a cui vogliamo guardare con interesse e disponibilità per il “fare”.
Con l’Acen (i
costruttori di Napoli) in particolare, con la quale abbiamo condiviso un
rinnovo contrattuale provinciale e nazionale incentrato sulla qualità e
sulle regole, attraverso la contrattazione d’anticipo sugli appalti e la
riforma degli Enti Bilaterali del settore, vogliamo verificare
convergenze operative sui temi del sommerso, della sicurezza, della
formazione e della legalità, io aggiungo anche quella contrattuale, a
partire da una legittima esigenza di interloquire con le Istituzioni sul
versante delle politiche e delle procedure d’affidamento delle opere,
che non possono più avere come unico parametro il risparmio economico,
doveroso per un’Amministrazione Pubblica, ma che non può non tenere
conto che la logica del massimo ribasso incentiva, di fatto, ma non può
in alcun modo giustificare, evasione e competitività negativa che si
scarica sulla sicurezza e produce lavoro nero e grigio, oltre a
determinare una concorrenza drogata nel sistema d’impresa che spinge
verso il basso il processo di riqualificazione del settore.
Sottoscrivemmo un
Protocollo su questo ad agosto 2000 e poi a dicembre 2002 che è rimasto
un po’ sulla carta.
Le criticità del
massimo ribasso, l’assenza di controlli sulla filiera produttiva del
cantiere, subappalti, forniture e noli, la logica, su di essa, del
massimo profitto delle Aziende Appaltanti, quelle grandi e quelle medie,
che non sono estranee a quanto succede e pensano di non avere
responsabilità, oggi a Napoli, parliamo di morti su cantieri piccoli e a
nero, ma a Genova, a Roma e in tante altre città sono caduti edili in
cantieri simbolo nei quali era ed è impegnato il gotha
dell’Imprenditoria, l’inadeguatezza degli Organi di verifica e di
controllo, Inail, Asl ed Ispettorato, l’inquietante diffusione
d’abusivismo e lavoro nero, grazie ai continui annunci di “condoni” da
parte del Governo, un’oggettiva caduta d’attenzione “politica” delle
Istituzioni sul tema della sicurezza (la Regione Campania non ha ancora
una legge in materia), è questo il quadro di riferimento con il quale
dobbiamo fare i conti.
Ad aggravare la
situazione si è inserita una legislazione nazionale voluta dal Governo
che ha ridotto il settore delle costruzioni ad una sorta di “zona
franca”, dove l’imperativo è realizzare l’opera “a tutti costi” senza
intralci e zavorre, cioè senza regole, pochi diritti e tanta, tanta
flessibilità.
Un Governo che anziché
sostenere lo sviluppo, taglia i fondi per la formazione e per il
mezzogiorno.
Il punto adesso è cosa
fare? Primo non dimenticare!
Le tragedie di
Ercolano e di Piscinola hanno lasciato drammi umani a cui bisogna dare
soluzioni che leniscano il dolore delle famiglie e indicano al tempo
stesso un nuovo corso.
Il lavoro e la tutela
della sua dignità e quella delle persone, ritornino ad essere obiettivi
prioritari d’ogni programma politico-istituzionale e richiami tutti alle
proprie responsabilità anche il Sindacato.
Il lavoro nero si
sconfigge, creando quello vero, dando opportunità e certezze a tanti
giovani delle periferie e della grande città metropolitana a cui bisogna
dire che le alternative non sono né il nero, né la camorra e neanche
l’emigrazione. Ecco perché bisogna riaprire l’officina di Nicola
Iacomino, e consentire al papà del giovane Tricarico, edile in
trasferta, di tornare a Napoli a lavorare (non a nero).
Ed ecco perché è
necessario stringere i tempi sui grandi progetti di trasformazione che
oltre a ridisegnare la città, creano sviluppo, lavoro, e civiltà, penso
a Bagnoli, Napoli Est, che parlano d’edilizia e non solo, (è
inaccettabile la chiusura della Birra Peroni) il recupero delle
periferie, gli insediamenti ospedalieri, la tutela dei giacimenti
culturali e tanti altri progetti, anche a quelli di natura privatistica
(compresa la Finanza di Progetto) che pure sono stati presentati e
aspettano le decisioni operative ormai da tempo.
Insieme con questo va
avviato un percorso per garantire certezza di diritti per tutti,
sicurezza ai lavoratori e tutela per il sistema d’impresa dall’attacco
malavitoso.
Rinnovare i Protocolli
di Legalità, adeguando la strategia di contrasto al racket e alle
infiltrazioni, puntando sul coordinamento delle forze e degli enti ed
incentivare l’opera di denuncia.
Rendere efficace la
lotta al nero, al grigio ed al sommerso dopo il fallimento del Governo
sull’emersione.
Attiviamo il D.U.R.C.,
il Documento Unico di Regolarità Contributiva che può essere uno
strumento efficace perché mette insieme le funzioni dell’INPS,
dell’INAIL e della Cassa Edile di concerto con la Pubblica
Amministrazione, per accertare la regolarità e l’affidabilità delle
Imprese a cui si conferiscono gli appalti.
Un’inezia ma che può
essere utile: si dotino tutti gli operatori dei cantieri, almeno quelli
pubblici, operai, tecnici anche dei subappalti, di un cartellino di
riconoscimento per evitare che il cantiere sia un luogo di “passaggio”
per tutti.
Rendere produttivi e
potenziare i fondi per la sicurezza, superando l’astrattezza dei Piani
della Sicurezza, realizzati con la fotocopiatrice, e una sorta
d’indifferenza o non convenienza delle imprese alla formazione, quella
d’ingresso, con l’apprendistato, e quella continua.
L’impegno sulla
sicurezza deve essere un assillo quotidiano, che la Settimana Europea
sulla Sicurezza non sia solo una ricorrenza rituale.
Credo che sia questo
il modo migliore di ricordare la memoria di Francesco e Nicola morti sul
e per il lavoro.
Napoli 9 ottobre 2004
Gianni Sannino
Segretario generale Fillea-CGIl di Napoli