Relazione di Franco
Martini al Comitato Direttivo nazionale del 16 dicembre 2004
Come già anticipato in una precedente sessione del Comitato Direttivo la
proposta che avanzo oggi, con la condivisione unanime della Segreteria
Nazionale, è parte di un progetto che ha come obiettivo il riassetto
della struttura nazionale, nel quadro di un rinnovamento e di un
potenziamento delle sue funzioni, da realizzarsi entro la conclusione di
questo mandato congressuale. Il prossimo congresso dovrà essere la sede
nella quale registrare l’avvenuto compimento di questo processo, le cui
tappe potranno, come in questo caso, essere anticipate rispetto allo
svolgimento dello stesso congresso.
Ho avuto modo di
sottolineare nuovamente nelle precedenti occasioni come la linea seguita
dalla Segreteria Nazionale nel corso di questi ultimi quattro anni sia
stata di una costante riduzione della dimensione organizzativa della
struttura nazionale, sia della Segreteria che dell’apparato politico e
tecnico. Ciò per affermare l’idea che funzioni qualificate quali quelle
richieste alla Fillea Nazionale non necessariamente debbono
corrispondere ad una struttura di vaste dimensioni. Si può essere in
numero minore di quello che abbiamo conosciuto in passato e svolgere
ugualmente il compito che ci compete, ovviamente entro certi limiti.
Coerentemente a questo
obiettivo ci siamo mossi, andando oltre il limite di tolleranza,
superando quello che può essere considerato il limite di sostenibilità
della riduzione organizzativa, sopportando problemi non secondari nel
governo complessivo delle scadenze e degli impegni sindacali, come i
compagni più volte hanno rimarcato, a partire dal rinnovo dei contratti,
affrontato con una Segreteria sottodimensionata e privata delle
necessarie responsabilità e di un apparato per gran parte del quale
quell’appuntamento si presentava come inedito per le rispettive
esperienze personali.
Se siamo andati un po’
sotto quella che potrebbe essere immaginata come una pianta organica
ottimale per la struttura nazionale è anche per acquisire alcuni margini
per operare a questo punto attraverso scelte, che non riguardino solo la
segreteria, al fine di ricostruire gradualmente una struttura razionale
e funzionale alle esigenze. Nei prossimi giorni informeremo il Direttivo
di altre scelte che la Segreteria intende assumere per potenziare lo
stesso apparato nazionale.
I criteri che ci
ispirano in questo progetto sono coerenti con la politica organizzativa
condotta in tutti questi anni. Non può sfuggire a nessuno di noi il dato
più evidente di queste scelte, cioè, il forte investimento per la
promozione di un gruppo dirigente della categoria, rinnovato nelle sue
esperienze oltrechè nella sua composizione anagrafica. Ed è altrettanto
evidente che tale scelta deve essere misurata sull’intero quadro
organizzativo, in tutte le strutture, come un filo rosso che lega le
scelte della Fillea in ogni suo angolo.
La mia opinione è che
questa coerenza traspare in quasi tutte le scelte che abbiamo fatto,
alcune più spontanee, altre più sofferte, ad indicare che il processo di
rinnovamento non è cosa che vada data sempre per scontata, poiché muove
una complessità di implicazioni che debbono essere bene governate, che
impongono un minimo di programmazione, che chiedono appunto di essere
affrontate e risolte all’interno di un progetto.
La composizione della
Segreteria Nazionale deve riflettere questo sforzo e deve poter
raccogliere, di qui al congresso, i frutti di questo lavoro, affinché al
suo interno si individuino tracce evidenti di questa costruzione, di
questa politica promozionale che guarda molto al futuro, un futuro che
deve veder la Fillea sempre più in grado di offrire alla Cgil un gruppo
dirigente forte, preparato, all’altezza del confronto che si vive nella
Confederazione. Già questo è nei territori e nelle regioni. Dobbiamo
esserlo sempre più anche come gruppo dirigente nazionale, oltre il ruolo
che tradizionalmente svolge il Segretario Generale.
Questa Fillea lo può
fare perché ha materiale di prim’ordine, che spetta a noi saper
valorizzare ed al quale vorremmo attingere anche per il potenziamento
delle funzioni nazionali, che è cosa che va oltre la Segreteria stessa.
Tra i criteri che ho
già ricordato nelle puntate precedenti è importante la valorizzazione
del pluralismo interno alla nostra organizzazione. Abbiamo sempre
considerato questo elemento un elemento di valore per la crescita
complessiva del gruppo dirigente, qualcosa che va oltre il semplice
concetto che può essere assegnato ad uno schieramento congressuale. Il
pluralismo non è una realtà registrabile solo attraverso lo svolgimento
di un congresso, ma è un insieme di sensibilità politiche e culturali da
sempre presenti nella Cgil. Spesso i congressi hanno solo “fotografato”
attraverso i loro meccanismi procedurali questa realtà.
In Fillea questa dato
è forse vissuto in misura minore, non solo per i risultati congressuali
che hanno molto ridimensionato le articolazioni ma soprattutto per la
mentalità stessa della categoria, che si considera un tutt’uno a
prescindere da quelli che sono stati gli schieramenti congressuali.
Sicuramente il tipo di settore nel quale operiamo, le difficoltà del
nostro lavoro, il fatto che esso conceda pochi spazi a quelle che spesso
vengono da noi considerate contese astratte e un po’ salottiere hanno
fatto di questa categoria e del suo gruppo dirigente una organizzazione
che parla un po’ tutta la stessa lingua e che non ha mai avvertito il
bisogno di rappresentare anche formalmente nella composizione della
segreteria nazionale l’articolazione delle posizioni congressuali uscite
dall’ultima assise.
Oggi il governo del
pluralismo può vivere di una nuova condizione interna alla Cgil, una
condizione di più consolidata unità del suo gruppo dirigente, unità
costruita nell’iniziativa difficile di questi anni e quindi non frutto
di alchimie interne ed estranee agli obiettivi del nostro sindacato. Un
clima che probabilmente potrà portarci ad un congresso unitario, il cui
percorso peraltro dovrebbe avviarsi con la prossima primavera.
La proposta che oggi
vi avanzo intende pertanto intervenire su questo punto del pluralismo
interno accogliendo una sollecitazione della Confederazione, ma
considerandola anche una scelta nostra, coerente con quello che stiamo
facendo e dicendo, offrendo quindi anche la Fillea quale terreno di
consolidamento ulteriore di questo processo unitario che sta
caratterizzando la vita della Cgil di questi ultimi anni.
La proposta è dunque
quella di un compagno appartenente all’area programmatica Lavoro e
Società ed è la proposta di un compagno esterno alla categoria.
Perché la proposta di
un compagno esterno alla categoria? Perché di quelle coerenze alle quali
ho accennato fanno parte anche altri criteri che dobbiamo considerare
necessari per la formazione dei gruppi dirigenti e dai quali anche la
Fillea non può e non deve sottrarsi. Si tratta della circolarità
dei gruppi dirigenti, della possibilità e della necessità che essi si
compongano anche attraverso lo scambio di esperienze, attraverso una
mobilità che tenga insieme il governo di una regola importante come
quella degli otto anni di mandato e l’importanza dello sviluppo di nuove
esperienze, questo sia tra categorie che tra categorie e confederazioni.
In questo caso la
proposta di un compagno esterno risponde a queste due esigenze: la
possibilità di offrire ad un compagno che ha concluso il mandato nella
categoria di provenienza una nuova esperienza di direzione ed al tempo
stesso fare di questa necessità l’occasione per conoscere e vivere nuove
esperienze sindacali, nuove conoscenze utili a capire come è il mondo
del lavoro che vogliamo rappresentare (permettetemi una battuta: se un
po’ a turno tutti i dirigenti che abitano la Cgil passassero un po’ per
la Fillea forse ci risparmieremmo tante polemiche inutili sul ruolo
degli enti bilaterali…).
In Fillea non ci
mancano quadri che potrebbero rappresentare quell’area
politico-programmatica, a partire dal nostro Presidente, il quale
possiede una lunga militanza in categoria. Ma non a caso abbiamo
valutato la possibilità che l’occasione potrebbe consentire una
circolarità di esperienze utili a tutti, compresi quelli che da tempo
sono in categoria e che potrebbero rendersi disponibili per nuove
esperienze.
Vorrei chiarire che
non vi è in questo un elemento di valore o di giudizio sulle nostre
forze, quelle che si riconoscono in questa area programmatica, che per
altro ha discusso questa mattina della proposta. Lo dico innanzitutto
per Giorgio, che io ho avuto occasione di conoscere quale compagno
disponibile, generoso, competente e sempre al servizio della Fillea-Cgil
prima che di ogni altra “bottega”. Credo che questo riconoscimento sia
condiviso da tutta l’organizzazione e posso testimoniarlo e credo anche
che non cambierà fin tanto che Giorgio continuerà ad operare nella
nostra categoria. Lui sa che sono franco nelle cose che dico, nel senso
della sincerità, anche perché trasparenza e lealtà sono sempre stati gli
ingredienti del rapporto che ci ha contraddistinto in tutti questi anni.
Vorrei anche per
questo ringraziarlo per l’ennesima disponibilità offerta per un percorso
che incrocia esigenze sia della categoria che della Confederazione e
credo di poterlo fare a nome di tutti voi.
La proposta che avanzo
è quella del compagno Leonesio attualmente segretario nazionale
della SNLC. Un compagno le cui caratteristiche coincidono con
l’identikit che abbiamo tracciato del dirigente di questa organizzazione
un po’ particolare, che è la Fillea. Cioè, un compagno per il quale
prevale l’approccio sindacale e unitario all’impegno di tutti i giorni,
un compagno che ha fatto contrattazione nei settori di cui si è occupato
e che può a buona ragione misurarsi con le nostre problematiche
contrattuali e non solo. Un compagno sul quale viene espresso un
giudizio positivo diffuso, a partire da quello del nostro Segretario
Generale Epifani e che sembra guardare alla prospettiva di un impegno in
Fillea con il necessario entusiasmo che è richiesto a chi non essendo
alle prime armi (il compagno ha 54 anni) viene proposto per una
categoria di frontiera come la nostra.
Poi credo che varrà
anche per lui quello che è valso per tutte le new entry, a partire dal
sottoscritto, cioè, l’apporto ed il conforto di una squadra, di un
gruppo dirigente sempre disponibile a tutti i livelli
dell’organizzazione.
Nel concludere vorrei
però insistere sul punto dal quale sono partito. Non nascondo il fatto
che se oggi la proposta che avanziamo riguarda solo uno dei criteri,
pure importante come quello del pluralismo, mentre mancano proposte che
rispondano a quello che ho considerato il punto centrale della nostra
politica dei quadri, cioè la promozione di una nostra leva di dirigenti,
è anche perché oggi non vi sono condizioni mature per poterle avanzare.
Siccome dobbiamo essere chiari fra noi questo voglio dirlo, soprattutto
affinché sia chiaro che questo pezzo che manca è esattamente quello che
dobbiamo costruire da oggi al congresso prossimo.
E se lo ripeto è
perché sapete della reticenza diffusa tra voi ad affrontare questo
aspetto. Ma al tempo stesso ribadisco che non potrei considerare
positivo l’approdo al nostro prossimo congresso se questo gruppo
dirigente non fosse in grado di esprimere anche una parte di sé
nell’assunzione di responsabilità a livello della segreteria nazionale.
Anche in questo caso, come ho già avuto occasione di fare
individualmente, non c’è un elemento di giudizio nei confronti di coloro
che già operano nella struttura nazionale e che a buona ragione
potrebbero aspirare ad essere parte di questo progetto. Ripeto che già
essi lo sono e valuteremo in futuro come potranno esserlo ancor di più,
senza escludere nulla.
Ma il problema di
tutti noi è intervenire sul punto più difficile di questa
organizzazione: raccogliere i frutti del nostro investimento e
vorrei che questo fosse avvertito come un problema di tutti noi, non
solo del segretario generale. Abbiamo fatto delle scelte che potranno
premiarci in futuro. Alcune di queste scelte ci caratterizzano sul piano
generale. Ad esempio, voglio dire a tutto il direttivo che il nostro
Master, svolto con l’ISF e che coinvolge i nostri migliori quadri
giovanili è considerato uno dei più avanzati, se non il più avanzato,
non solo per l’età-media più bassa o per la presenza eccellente delle
compagne, ma soprattutto per la qualità di tutti loro. Credo che
dobbiamo non solo essere orgogliosi di questo, ma soprattutto impazienti
di poterne raccogliere presto e in futuro i frutti migliori.
E non c’è solo il
master, ma tutto il resto che sappiamo, compresa la solida esperienza
che una parte di questo gruppo dirigente ha acquisito negli anni e che
sarebbe utile spendere per rafforzare e qualificare la struttura
nazionale.
Se tutto ciò fosse
condiviso, allora potremmo valutare la proposta specifica che avanzo
oggi in un contesto ancora più convincente, sia per le soluzioni che con
questa scelta oggi possiamo dare ai problemi della struttura nazionale,
ma soprattutto per il processo che nei prossimi mesi dovremo continuare
a promuovere.
Roma, 16 dicembre 2004
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