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Articolo 21 e Uniti a Sinistra hanno il piacere di comunicare l'anteprima nazionale di MORIRE DI LAVORO, un film di Daniele Segre, che si terrà a Roma martedì 12 febbraio 2008. PROMO DEL FILM
Franco Martini, Fillea Cgil: chiediamo alla RAI di impegnarsi nella diffusione del film. Sarebbe un atto di grande sensibilità.
“Il film di Daniele Segre “Morire di lavoro” non è solo una denuncia del fenomeno infortunistico in Italia e delle condizioni di lavoro, in particolare nei cantieri edili, ma uno strumento efficace per contribuire a diffondere una cultura della sicurezza, che assuma il valore della persona e del lavoro quale indice principale di civiltà e di progresso.” – E’ quanto ha dichiarato il Segretario Generale della Fillea Cgil, Franco Martini, a margine dell’anteprima nazionale del film, che si è svolta questa mattina presso la Sala del Cenacolo, Camera dei Deputati, alla presenza del Presidente della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti. “Proprio per questo – ha continuato Martini - la Fillea Cgil che ha fortemente contribuito alla realizzazione del film, accompagnando e sostenendo il regista nel suo viaggio nei cantieri, chiede che la RAI si impegni alla diffusione del film, inserendolo in prima serata nel palinsesto dell’emittente pubblica. Sarebbe un atto di grande sensibilità ed un contributo importante della TV di Stato ad una delle più importanti battaglie, sollecitate dallo stesso Presidente della Repubblica, ed al tempo stesso una prova di unità attorno ad un problema che deve vedere la mobilitazione unitaria di tutte le forse sociali e politiche del Paese.”
MORIRE DI LAVORO, è dedicato a tutte le persone che hanno perso la vita nei luoghi di lavoro. Solo nel 2007 ci sono stati 235 infortuni mortali nelle costruzioni e 1484 morti in Italia sul lavoro. Nel parlare di morti sul lavoro, il film rilancia la centralità del mondo del lavoro operaio a 360°. Un susseguirsi di volti e parole, immagini simbolo delle città e delle regioni protagoniste (Torino e Piemonte; Milano e Lombardia; Napoli e Campania; Roma e la Nazione), dove il racconto dei lavoratori morti è affidato a voci fuori campo di attori in dialetto, napoletano e bresciano o con l’accento straniero a testimoniare le Italie rappresentate dal film. Un viaggio nel quale si manifesta l'intenzione di raccontare un paese dove non è rispettata la dignità dei lavoratori e che soprattutto ha dimenticato l’articolo 1 della nostra Costituzione: "L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro". Una telefonata annuncia la disgrazia: qui inizia il racconto dalla viva voce dei protagonisti, i lavoratori edili, che comunica senza alcuna retorica o facile lacrima la condizione di chi opera nel settore edile. Il film staziona come in una laica via crucis ed indaga sulle tante sfaccettature che compongono questo universo: la logica dei subappalti al massimo ribasso, il lavoro nero, il caporalato, l’illegalità, l’arbitrio delle applicazioni dei dispositivi di sicurezza; l’inadeguata applicazione delle normative vigenti; l’immigrazione; l’usura, l’orgoglio professionale, le illusioni, le trasferte, il dolore, la precarietà, l’amore, le Italie, i controlli, i diritti, i doveri, il rispetto, la pensione, gli orari, le lavoratrici, i giovani, gli anziani, la fretta, il domani ti metto in regola, i mutilati, le vedove, gli orfani.
Roma, 12 febbraio 2008 |
©Grafica web michele Di lucchio